Immigrazione In Tunisia

Il 2021 non è un anno qualsiasi per la Tunisia: è il decimo anniversario dalla Rivoluzione dei Gelsomini, che nel 2011 portò all’inizio della Primavera araba e alla destituzione dell’allora Governo di Zine El-Abidine Ben Alì.

Benché siano passati 10 anni, e il paese sia forse la nazione che meglio è uscita dalle rivoluzioni di questi anni (se confrontato con la situazione in Libia), numerosi sono ancora i problemi che attanagliano un paese attualmente costretto al Lock Down a causa della pandemia. Uno di essi, che forse negli ultimi è stato maggiormente sotto l’attenzione dell’opinione pubblica-e della politica- è il tema dell’immigrazione.

I flussi migratori possono avere diversi motivi, e, di conseguenza, diverse conclusioni. Motivi economici, politici, sociali e anche ambientali sono alcuni esempi delle ragioni che possono spingere le persone a migrare. Le discussioni politiche hanno una rilevanza, ma fino ad un certo punto. Infatti, le persone che arrivano da questi flussi non possono sparire a seconda del motivo per cui sono partite. I casi che si prospettano sono, ad un’analisi riassuntiva ma non per questo semplicistica, sostanzialmente due: l’opzione del rimpatrio e l’accoglienza mediante permessi. Entrambi hanno avuto grande eco nelle discussioni sia a livello Europeo sia a livello italiano.

Ma prima di proseguire: cosa è un permesso di soggiorno? Il permesso di soggiorno è un documento che autorizza a soggiornare legalmente in Italia per lunghi periodi (quindi per motivi, ad esempio, puramente turistici è sufficiente un visto).

Il problema dell’immigrazione dalla Tunisia è strettamente connesso al principale problema interno del paese: la crisi economica, acuita dall’emergenza sanitaria che, come detto, costringe il paese al Lockdown proprio in questi giorni. E non è un problema secondario, almeno per l’Italia. Il nostro paese fornisce una gamma di possibili permessi di soggiorno per cittadini extraeuropei, dai permessi di studio a quelli per il ricongiungimento familiare o a quelli lavorativi anche stagionali, e, per la burocratizzazione del processo e talvolta la lungaggine delle procedure, lo Studio Giambrone offre assistenza durante tutto il procedimento. Ma le condizioni di un migrante economico, rispetto a quella, per esempio di un rifugiato, sono diverse.

Negli ultimi anni si sono avvicendate diverse modifiche alla normativa sull’immigrazione. Il decreto 113/2018, seguito dal Decreto Sicurezza-Bis, avevano molto ristretto le possibilità di richiesta di permessi di soggiorno, in particolar modo i permessi di natura umanitaria. Il raggio d’azione del permesso per motivi umanitari è stato molto ridotto e, al contempo, sono aumentate le ipotesi in cui si prevedeva la sospensione della richiesta del permesso e della cittadinanza o il rimpatrio in caso di determinati tipi di reato. Il successivo decreto in materia di immigrazione è il decreto 130/2020, che, di fatto, sostituisce le precedenti norme, ampliando nuovamente la platea delle “papabili” condizioni per cui è possibile richiedere almeno il permesso di soggiorno ed eliminando diverse restrizioni. Inoltre, il Decreto 130 modifica l’Articolo 19 del Decreto Legislativo 286/1998, il quale trattava i divieti ei respingimento, e aumenta il numero dei casi per cui non è ammessa l’espulsione.

La questione migratoria è ben più complessa: se da un lato si discute sulla bontà si allargare o restringere le maglie delle norme sui permessi umanitari, o comunque legati a questioni politiche o conflittuali dello stato di origine, dall’altro c’è una presa di posizione un po’ più forte nei confronti dei rimpatri. In particolare verso la Tunisia. Proprio nel 2020 è stata raggiunta un’intesa tra Italia e Tunisia, con la prima che rimpatrierà un numero maggiore ci persone e che aiuterà a finanziare il controllo e prevenzione delle partenze, e con la seconda che appunto cercherà di arginare il flusso e accoglierà nuovamente i suoi concittadini migrati. Si aggiunge a questo anche il fatto che i cittadini tunisini non hanno accesso alla protezione internazionale e vengono espulsi praticamente quasi dopo lo sbarco. Sono numerose le dichiarazioni di esponenti del governo di Tunisi in cui si afferma la volontà di interrompere i flussi irregolari diretti verso l’Italia. Molto più di altri paesi, la Tunisia riceve un numero molto grande di rimpatriati grazie agli accordi tra Roma e Tunisi. Di più, è lo stesso stato tunisino che paga i rimpatri dei suoi cittadini.

I mezzi per poter venire in Italia, o per meglio dire in Area Schengen, non sono, e non possono essere, solo i mezzi navali, anche se rappresentano una fetta consistente del problema. La società civile tunisina, attraverso il Forum tunisino per i diritti economici e sociali, ha notato come le famiglie della classe media vedano come un investimento la migrazione e sempre di più sono disposte a chiedere alle banche un credito per facilitare le richieste di visto. Il visto è l’autorizzazione che consente di attraversare la frontiera. Una volta giunto in Italia, lo straniero ha 8 giorni lavorativi per richiedere il permesso di soggiorno davanti al Questore; la durata, e il tipo, del permesso di soggiorno sono gli stessi del visto. La durata può essere di 6 mesi per il lavoro stagionale, 1 anno per corsi di studio e 2 anni per il lavoro autonomo.

Dal lato italiano, le procedure per la condanna e la conseguente espulsione e rimpatrio di cittadini tunisini viene da molti definita sommaria ed eccessivamente rapida. Numerose sono le critiche mosse da organizzazioni sia italiane sia non governative sulla poca trasparenza, la velocità e la non chiara applicazione della procedura per il rimpatrio. Dubbi sulle procedure sia amministrative sia penali sono stati portati in modo frequente davanti a tribunali, ottenendo anche la sospensione dell’espulsione. Infatti, una delle cause più frequenti di interruzione dell’espulsione è la contemporanea pendenza di un ricorso presso il tribunale per avere il permesso di soggiorno: non è ammessa l’espulsione se al contempo sussiste un ricorso di tale tipo. Date le nostre sedi legali sia in Italia sia in Tunisia, lo Studio Giambrone è lo studio adatto per risolvere tali problematiche, potendo vantare la presenza in entrambi gli stati.

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo.

Contattaci

Parla con noi

Il nostro team è sempre a disposizione, pronto a connettersi con voi.

Per avere maggiori informazioni, non esitate a contattarci compilando questo form.