In Tunisia le donne potranno sposare i non musulmani

La Tunisia sorprende ancora e nel 2017 ha abbattuto l’ennesimo tabù che pesava sulle donne musulmane, abolendo il divieto per le donne a unirsi in matrimonio con uomini che non siano di fede islamica (gli uomini, invece, hanno sempre potuto sposare liberamente e senza conseguenze donne delle altre fedi monoteiste, ebraismo e cristianesimo).
Il grande passo si è concretizzato nel 2017 con l’annullamento della circolare del 1973 e di tutti gli altri testi che vietavano i matrimoni tra donne tunisine e non musulmani. Una pratica che riguarda tutti i paesi musulmani, ma che la Tunisia, come capofila di questa storica iniziativa, affronta nella direzione di portare la propria società, un passo alla volta, verso una maggiore uguaglianza tra uomini e donne. Gli altri Paesi musulmani, al momento, restano al palo.
Le circolari approvate in Tunisia nel 1973, che impedivano alle donne di sposare uomini non musulmani, sono state cancellate dall’ordinamento. La nuova legge porta la firma del ministro tunisino della Giustizia, Ghazi Jeribi, per il quale il divieto finora applicato va contro la Costituzione, ma anche contro gli accordi internazionali sottoscritti dalla Tunisia.
La svolta arriva dopo il discorso pronunciato dal presidente della Repubblica Beji Caid Essebsi, durante la Festa della Donna, in occasione della quale ha dichiarato di voler giungere all’uguaglianza assoluta tra i due sessi attraverso due proposte, che hanno scatenato accese polemiche nel mondo musulmano.
La prima riguarda la creazione di una Commissione delle libertà individuali e dell’uguaglianza, incaricata di stilare un rapporto sulle riforme necessarie per arrivare alla parità, nel rispetto della Costituzione del 2014 e delle norme internazionali dei diritti umani. In cima alle questioni da affrontare, l’uguaglianza della donna sul piano ereditario. La seconda proposta sta, appunto, nella revisione della circolare del 5 novembre 1973 che impediva alle tunisine di scegliere chi sposare.
Una libertà che va ad aggiungersi a un altro importante riconoscimento dei diritti delle donne tunisine: l’approvazione della legge contro la violenza di genere e lo stop alla norma che consentiva il matrimonio riparatore, una sorta di “perdono” per gli stupratori, abolito in estate.

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